Roma, Casa dell’Architettura, Piazza M. Fanti, 47- 13 luglio 2016-ISPRA,
insieme a FAO, Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, Aissa,
Dipse, Cia, Confagricoltura, Copagri, Conaf, LEGAMBIENTE, Slow Food e Forum
Salviamo il Paesaggio organizzeranno una manifestazione interamente dedicata al
suolo. Ci saranno spazi di approfondimento scientifico, dibattiti e tavole
rotonde che permetteranno di discutere dell’importanza del suolo e della sua
tutela, spettacoli teatrali e musicali, laboratori didattici per bambini,
giovani e adulti, degustazioni di prodotti della terra.
Con l’occasione sarà presentata l’edizione 2016 del Rapporto sul consumo di
suolo in Italia, a cura di ISPRA e del Sistema Nazionale per la Protezione
dell’Ambiente, con i nuovi dati sullo stato del territorio e sulle conseguenze
che la continua cementificazione comporta per il nostro Paese e per il
benessere di chi ci vive.
da Repubblica del 13/07/2016
"Mangiati" 250 km quadrati di territorio in 2 anni, 35 ettari al giorno.
La fotografia scattata dall’Istituto di protezione ambientale nel
rapporto 2016 dimostra che il problema della cementificazione selvaggia è
ben lontano dall’essere risolto. De Rosa (M5s): “Correggere in Senato
la legge approvata alla Camera"
ROMA - Il consumo di suolo
in Italia rallenta rispetto al passato, ma il cemento guadagna ancora
un segno più. Colpa, soprattutto, di una crisi economica che non ha
favorito politiche adeguate di pianificazione e tutela del territorio. È
la fotografia scattata dal rapporto Ispra sul consumo di suolo 2016,
presentato oggi a Roma. Un fenomeno che viaggia alla velocità di 4 metri
quadrati 'mangiati' ogni secondo, per un totale di 35 ettari al giorno,
ovvero 250 km quadrati in un biennio. E che ci costerà 800 milioni di euro l'anno. Oltre ad averci fatto dire addio in 25 anni a un quarto dei campi coltivabili, come denuncia Coldiretti.
L’Istituto superiore per la protezione ambientale lancia l’allarme: è
urgente assicurare un reale contenimento del consumo di suolo,
soprattutto nelle aree a rischio idrogeologico o sismico, dando ai
Comuni indicazioni chiare e strumenti utili. "L’obiettivo non è bloccare
il settore edilizio - sostiene l'Ispra - bensì promuovere un’edilizia
di qualità, sostenibile nell’uso delle risorse ambientali". Un appello
rivolto alla politica che, in realtà, un primo risultato l’ha raggiunto:
a maggio è stato approvato alla Camera il ddl contro il consumo di suolo.
Il provvedimento adesso è fermo al Senato ma molti, come il deputato
grillino Massimo De Rosa, esprimono critiche su alcuni punti e forti
dubbi sulla possibilità che possa completare l'iter fino
all'approvazione definitiva.
I dati. Secondo l’Ispra il consumo di suolo in Italia
continua a crescere, pur segnando un importante rallentamento negli
ultimi anni: tra il 2013 e il 2015 le nuove coperture artificiali hanno
riguardato altri 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero, in
media, circa 35 ettari al giorno, quasi come 35 campi di calcio. Una
velocità di trasformazione di circa 4 metri quadrati di suolo che,
nell’ultimo periodo, sono stati irreversibilmente persi ogni secondo.
Dopo aver toccato anche gli 8 metri quadrati al secondo degli anni 2000,
il rallentamento iniziato nel periodo 2008-2013 (tra i 6 e i 7 metri
quadrati al secondo) si è consolidato, quindi, negli ultimi due anni,
con una velocità ridotta di consumo di suolo, che continua comunque a
coprire, ininterrottamente, aree naturali e agricole con asfalto e
cemento, edifici e fabbricati, centri commerciali, servizi e strade. I
dati della rete di monitoraggio dell’Istituto di protezione ambientale
mostrano come, a livello nazionale, il suolo consumato sia passato dal
2,7% degli anni ’50 al 7,0% stimato per il 2015, con un incremento di
4,3 punti percentuali e una crescita percentuale del 159% (1,2%
ulteriore tra il 2013 e il 2015). In termini assoluti, si stima che il
consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 21.100 chilometri quadrati del nostro territorio.
I costi occulti. I costi della cementificazione non
sempre immediatamente percepiti prevedono una spesa media che può
arrivare anche a 55mila euro all'anno per ogni ettaro di terreno
consumato e cambiano a seconda del servizio ecosistemico che il suolo
non può più fornire per via della trasformazione subita. Si va quindi
dalla produzione agricola (oltre 400 milioni) allo stoccaggio di
carbonio (circa 150 milioni), dalla protezione dell'erosione (oltre 120
milioni) ai danni provocati dalla mancata infiltrazione dell'acqua
(quasi 100 milioni) e dall'assenza di insetti impollinatori (quasi 3
milioni). Poichè ad un aumento di 20 ettari per km quadrato di suolo
consumato corrisponde un aumento di 0.6 gradi della temperatura
superficiale, è stato stimato che, solo per la regolazione del
microclima urbano, il costo si aggira intorno ai 10 milioni l'anno. "Mi
auguro che questo rapporto- commenta Bernardo de Bernardinis,
presidente Ispra- diventi in futuro anche uno strumento per il sistema
di protezione nazionale dell'ambiente" . Tra le città, la maglia nera
dei costi spetta a Milano con 45 milioni, seguita da Roma (39) e Venezia (27).
Le aree più colpite. Grazie all’uso di nuovi strumenti
cartografici, l’Ispra è riuscita a individuare con più precisione le
aree dove il problema della cementificazione selvaggia è più grave.
L’area più colpita risulta essere il Settentrione, con un'accelerazione
nelle regioni del Nord-Ovest rispetto al Triveneto che, fino al 2008,
aveva una velocità di crescita maggiore. Nel 2015, in 15 regioni viene
superato il 5% di suolo consumato, con il valore percentuale più elevato
in Lombardia e in Veneto (oltre il
10%) e in Campania, Puglia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Sicilia e
Liguria dove troviamo valori compresi tra il 7 e il 10%. Esaminando i
dati su scala provinciale, troviamo che le province di Milano e Napoli
presentano i valori più alti di territorio urbanizzato ad alta densità.
La maggior parte del suolo consumato, inoltre, è "di buona qualita"
secondo rilevamenti fatti in Abruzzo e Veneto.
I Comuni record. In termini percentuali è interessante
rilevare come diversi comuni superino il 50%, e talvolta il 60%, di
territorio consumato. Sono spesso località piccole o medio piccole che
mostrano una tendenza a consumare suolo con dinamiche che si ricollegano
ai processi di urbanizzazione dei rispettivi capoluoghi di provincia,
con le caratteristiche tipiche di un’unica area metropolitana. Il record
assoluto va al piccolo comune di Casavatore, in
provincia di Napoli, con quasi il 90% di suolo cementificato. Dei dieci
comuni con la maggiore percentuale di suolo consumato, otto sono nel
napoletano. Ma troviamo anche diversi comuni lombardi come Sesto San
Giovanni, Corsico e Pero. Citazione a parte merita il comune di Fiera di
Primiero (Trento), che è stato il secondo comune più piccolo d’Italia
(15 ettari complessivi) fino all’accorpamento in Primiero San Martino di
Castrozza del 1° gennaio 2016 e che, nel 2015, sfiorava l’80% di suolo
consumato.
La cementificazione delle coste. A livello nazionale
più di un quinto della fascia compresa entro i 300 metri dal mare è
ormai consumato. Tra le regioni con valori più alti entro i 300 metri
dalla linea di costa si evidenziano Marche e Liguria con
oltre il 45% di suolo consumato, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna e
Lazio con valori compresi tra il 30 e il 40%. Tra i 300 e i 1000 metri
si segnalano invece Abruzzo, Emilia-Romagna, Campania e Liguria con
oltre il 30% di consumato. Nella fascia tra 1 e 10 chilometri troviamo
ancora la Campania con circa il 18% di consumato.
Le aree a rischio idrogeologico e sismico. Sul totale
di suolo consumato in Italia, l’11,7% ricade all’interno di aree
classificate a pericolosità da frana da moderata a molto elevata, il
16,2% in aree a pericolosità idraulica moderata e il restante 72,1% al
di fuori di aree a pericolosità idrogeologica. I dati confermano,
inoltre, l’elevata presenza di aree costruite all’interno delle zone a
pericolosità sismica alta, con i valori massimi in Lombardia (14,3%) e in Veneto (12,5%) e nelle zone a pericolosità molto alta (il 4,5% a livello nazionale, il 6,5% in Campania).
Il consumo di suolo procapite. Il tasso di consumo di
suolo in Italia confrontato con la crescita demografica mostra una
crescita consistente nel corso degli anni fino al 2013, con un valore di
suolo consumato pro-capite che passa dai 167 metri quadrati del 1950
per ogni italiano, a quasi 350 metri quadrati nel 2013. Nel 2014 ci
sarebbe una prima leggera decrescita: il valore scende a 345 metri
quadrati pro-capite.
Il confronto con l’Europa. Secondo le stime di Eurostat (2016),
la quota di territorio con copertura artificiale in Italia è stimata
pari al 7,0% del totale, contro il 4,1% della media dell’Unione Europea.
L’Italia si colloca al sesto posto dopo Malta (32,6%), Belgio (12,1%), Paesi Bassi (12,3%), Lussemburgo (10,1%) e Germania (7,1%).
Lo stato dell'arte in Parlamento. "La prima preoccupazione corre spontanea verso i territori dove sono cresciuto - afferma Massimo De Rosa,
deputato del M5s, inizialmente fra i promotori dell’iniziativa
legislativa volta a fermare il consumo di suolo in Italia ed in seguito
fra i più critici nei confronti del testo approvato alla Camera - .
Penso a comuni come Lissone, Sesto San Giovanni, Cusano Milanino,
Corsico e Pero, fra i primi venti in Italia per suolo consumato, con
percentuali che si aggirano fra il 71,3 e il 64,2 per cento. Zone dove
l’eccessiva cementificazione ha già mostrato i suoi effetti e lo dico
pensando ad esempio alle drammatiche esondazioni del fiume Seveso". De
Rosa sottolinea anche uno dei punti deboli del ddl per il contenimento
del consumo di suolo. "In pratica se la legge fosse attualmente in
vigore - conclude il deputato 5stelle - circa la metà dell’incremento
di consumo di suolo, fotografata dal Rapporto, non sarebbe stata
contabilizzata. Infatti il terreno utilizzato per le opere definite
'prioritarie' viene escluso dal computo dell'incremento di suolo
consumato. Se questo non è regalare territorio al cemento e ad i suoi
speculatori, allora non saprei proprio come definirlo".
"La legge che abbiamo approvato in prima lettura alla Camera non sarà perfetta - ribatte la deputata Pd Chiara Braga
della commissione Ambiente - ma ha il merito di aver tracciato una
strada praticabile per ridurre progressivamente il consumo di suolo,
responsabilizzando i livelli istituzionali regionali e comunali. Il ddl
impone poi l'obbligo di motivazioni delle scelte di nuovo consumo di
suolo e di valutazione delle alternative di localizzazione, anche per le
infrastrutture pubbliche, oltre a rafforzare l'attenzione sul tema
della rigenerazione urbana. L'esame del ddl è iniziato al Senato e mi
auguro che possa trovare presto una rapida approvazione".
"Il ddl in Senato verrà migliorato - assicura la senatrice dem Laura Puppato,
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