Lombardia, tangenziale incombe su
azienda agricola - I terreni de “L’Aia” sono a rischio
esproprio. Altri già sono stati sottratti ai proprietari. L’ennesima inutile
tangenziale incombe in Lombardia - FIRMA
LA PETIZIONE PEOPLE4SOIL - Quei
terreni per loro sono famiglia, lavoro, educazione. Nel granaio i frutti della
terra per fare la farina, appese foto in bianco e nero di nonni ancora giovani
e sorridenti, nel cassetto la lista delle prossime scuole che parteciperanno
alla fattoria didattica. Fra le mani una lettera per spiegargli che i loro
terreni saranno espropriati per realizzare “il collegamento tra la Statale
Padana Superiore a Magenta e la Tangenziale Ovest di Milano”. «La prima comunicazione è arrivata nel 2009 e
il timore che arrivi una nuova lettera non riesce ad abbandonarci» racconta
Anna Baroni.
L’azienda
agricola “L’Aia” si trova a Cassinetta di Lugagnano, adagiata sulla sponda del
Naviglio Grande, lungo l’asse tra Abbiategrasso e Magenta. All’orizzonte le
ville storiche che nel XVIII secolo costituivano le residenze estive dei
milanesi, oggi immerse fra fattorie e campi. Tipico comune lombardo dell’epoca
romana, Cassinetta è il secondo centro più bello nella provincia di Milano
secondo l’associazione “I borghi più belli d’Italia” .
«La Cascina
dei Piatti è del 1400, mentre la maggior parte dei restanti edifici risale al
1700» racconta la donna di 68 anni, mostrando i casolari dentro i terreni che
la famiglia di Gaetano Negri, terzo sindaco nella storia di Milano, ha ceduto a
suo padre e ai suoi fratelli nel 1965. Una cascina di 100 ettari coltivabili
con terreni in ben due parchi, quello del Ticino e il Parco agricolo sud
Milano, suddivisa fra vari figli e cugini: in altre parole, il sostentamento di
un’intera famiglia allargata. «Sui miei 10 ettari ho scelto di fare non solo
un’azienda biologica, ma anche una fattoria didattica e un piccolo agriturismo»
riprende Anna Baroni. Il percorso per adulti, ma soprattutto per bambini delle
elementari, prevede giornate di conoscenza dei frutti di stagione per capire la
differenza fra il cibo da supermercato e quello senza pesticidi, ma anche
attività alla scoperta del cibo “perduto”, ovvero erbe commestibili ma poco
conosciute.
«Abbiamo
anche scelto di seminare grani antichi, selezionati da un agronomo nel 1930,
per allontanarci dalle sementi delle multinazionali» sottolinea con entusiasmo
la proprietaria dell’azienda agricola. Poi la voce si ferma, fra le mani resta
quella lettera, il timore di dover lasciare la sua terra. La strada annunciata
da Anas dovrebbe attraversare in diagonale il terreno, creando così un
collegamento veloce con l’aeroporto di Malpensa. «La cosa più triste è che
questa strada non serve a nulla – continua Anna Baroni – Dicono che questa
arteria sarà un rapido collegamento verso Milano ma mi spieghi a chi verrebbe
in mente, per andare nel capoluogo, di raggiungere prima l’aeroporto di
Malpensa?».
Secondo gli
agricoltori di Cassinetta, vendere questa tangenziale come la scorciatoia per
il capoluogo meneghino non è altro che una strategia per avere consenso e
zittire gli agricoltori che dovranno rinunciare alle proprie terre in nome
dell’asfalto. Il problema, infatti, non sono soltanto i 17.000 metri quadrati
che all’azienda Baroni potrebbero essere sottratti, uniti a quelli già
espropriati alle altre proprietà che circondano “L’Aia”, ma il fatto che
un’infrastruttura così grande porterebbe «alla distruzione del sistema di
irrigazione con le acque risorgive e all’impossibilità di continuare a condurre
un’azienda biologica in quella zona». Anche i sindaci stanno facendo cordone
attorno a quelle aziende centenarie. «Un tempo i contadini erano più isolati –
ricorda Anna – Oggi invece, grazie all’aiuto di molti giovani, abbiamo capito
che facendo rete potremmo riuscire ad essere rispettati».
Albairate,
Sedriano, Cassinetta, piccoli centri che stanno spingendo per il potenziamento
delle strade già esistenti piuttosto che per il consumo di nuove porzioni di
suolo. «Spesso, dietro la costruzione di nuove strade ci sono solo interessi
economici – conclude la donna – Quando ci interesseremo di cosa mangiamo? Il
cibo sano è vita. Dovrebbero solo permetterci di continuare a produrlo».n
di Elisa Murgese (da La nuova ecologia- 11 gennaio 2017)
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