ASSOCIAZIONI

Terra tradita: dal 1955 spariti in Lombardia oltre 300mila ettari– 20 LUGLIO 2014 Campagna lombarda, un ricordo che si affievolisce sempre di più. In cinquant’anni, dal 1955 al 2011, le superfici agricole utilizzate sono diminuite di oltre il 25,4% passando da 1.322.017 ettari a 986.853 ettari. È quanto emerge dal dossier Terra tradita diffuso dalla Coldiretti Lombardia in occasione della protesta degli agricoltori contro il cemento killer. Secondo i dati del dossier, la Lombardia soffoca sempre più tra strade, case e capannoni. In cinquant’anni il suolo urbanizzato è aumentato del 235%. Una colata di cemento che dagli Anni Cinquanta ha continuato a ingrandirsi rubando suolo agricolo e naturale, facendo strage di fiori e animali e mettendo a rischio la stabilità idrogeologica del territorio. Una situazione che è destinata a peggiorare complice la costruzione di nuove arterie autostradali. Teem,

Brebemi e Pedemontana si mangeranno oltre 4 mila ettari di suolo, coinvolgendo alcuni dei territori più urbanizzati della regione come Milano, Bergamo, Brescia e Monza, oltre a Lodi, Como e Varese. Tra queste province, quella in cui il cemento è aumentato più velocemente è Brescia. Tra il 1999 e il 2007, infatti, sono stati urbanizzati 2,3 ettari al giorno per un totale di quasi 6.800 ettari in otto anni. Nello stesso periodo, nel Bergamasco si è persa un’estensione di suolo agricolo pari a circa 7 volte la superficie del Parco Nord Milano (da 82.426,4 ettari si è passati a 77.973,5 ettari), mentre nel Lodigiano l’area urbanizzata è aumentata del 15,6% (da 8.495,6 a 9.825,6 ettari). In provincia di Monza Brianza in 8 anni i campi coltivati sono diminuiti dell’8,2% passando da 16.117,8 a 14.786,8 ettari, mentre a Como e Varese nello stesso arco di tempo si è registrata una diminuzione di terre agricole compresa tra il 4% e il 5%. Milano si conferma la provincia con più aree urbanizzate (62.618,8 ettari nel 2007), e proprio su questo territorio si sta realizzando una delle nuove grandi opere viabilistiche che stanno interessando la nostra regione: la Tangenziale Est Esterna di Milano. 

Trentadue chilometri lineari più altri trentotto di opere connesse, la Teem coinvolgerà, secondo le stime della Coldiretti Lombardia, circa 150 aziende agricole e occuperà una superficie complessiva di 10 milioni di metri quadrati. Altra grande infrastruttura che interessa l’area del Milanese è la nuova autostrada Brescia Bergamo Milano (Brebemi), in procinto di essere inaugurata: una lingua d’asfalto di 62 Km che ha occupato circa 1.000 ettari di suolo. Una volta concluse entrambe le opere, spiega il Dossier Terra tradita, con Teem e Brebemi si perderanno quasi 18 milioni di chili di mais, mentre solo nel tragitto della Tangenziale Est Esterna sono in pericolo circa duemila mucche che producono latte in parte destinato alla realizzazione del Grana Padano. “In Lombardia” spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia “è in atto un continuo consumo selvaggio di suolo. Non si vuole capire che meno campi e meno terreni non significa solo meno cibo e meno agricoltura, ma anche più inquinamento e meno sicurezza contro gli eventi meteorologici estremi che sempre più spesso si verificano anche nella nostra regione. Siamo scesi in piazza per denunciare questo trend negativo e per manifestare contro un atteggiamento ingiusto che si sta perpetrando verso gli agricoltori interessati dalla costruzione delle nuove autostrade. 

Oltre a dover subire il danno della perdita dei terreni, devono affrontare anche la beffa di vedersi negati, in tutto o in parte, i risarcimenti degli espropri subiti. È come se qualcuno entrasse in casa vostra sfondando la porta, la occupasse, vi offrisse quattro soldi e poi vi dicesse di arrangiarvi se non siete d’accordo. Ma vi pare possibile?”. Secondo quanto emerge dal Dossier Terra tradita, circa il 90% delle aziende agricole che hanno subito espropri per la costruzione della Teem e delle sue opere connesse non sanno ancora quanto e quando saranno pagati perché manca un protocollo d’intesa tra le associazioni di categoria e la società costruttrice. Su Brebemi, invece, la situazione è diversa: mentre la maggior parte delle 300 aziende coinvolte ha già ricevuto gli acconti degli indennizzi, c’è una situazione di stallo per i saldi che mancano ancora all’80% delle famiglie che hanno avuto l’azienda mutilata. 
da greenplaner di MARIA TOMASEO 

                   

No Superstrada Vigevano-Magenta No Tangenziale Ovest Esterna - dalla Confederazione Italiana Agricoltori

No Superstrada Vigevano-Magenta No Tangenziale Ovest Esterna-Comunicato stampa C.I.A. - Basta consumo di suolo, le lezioni di Pedemontana, Brebemi e Tangenziale Est Esterna non bastano per fermare la superstrada Vigevano-Magenta? - “Ci risiamo, cambiano le giunte, la crisi sta ridefinendo le priorità economiche, ma - ha dichiarato il vicepresidente vicario di Cia Mi-Lo-Mb Dario Olivero - il dogma delle grandi opere inutili mangia campagna e consumo suolo non si ferma. Anzi.

Il rapporto malato con il substrato, che è terra nutrice, protettrice delle messi, ed elargitrice di frutti, dove l’uomo vive è una costante. L’alluvione del Seveso di martedì a Milano è solo l’ultimo esempio, ma non ci dimentichiamo i danni provocati nel 2002 nell’Abbiatense dall’esondazione del Canale Scolmatore Nord Ovest, proprio del Seveso. 

Quasi in silenzio è ricominciato l’iter di un’altra infrastruttura la Superstrada Vigevano-Magenta (di fatto uno stralcio della Tangenziale Ovest Esterna), senza che la lezione sulle progettazioni faraoniche, sugli errori nei piani finanziari, sulle previsioni di traffico errate, sugli scenari globali della sicurezza e della sovranità alimentare siano mai state verificate. E così è ripreso l’iter della Superstrada Vigevano-Magenta (opera Anas da 220 milioni di euro), stralciando il tratto Cusago (Tangenziale Ovest)-Abbiategrasso, di fatto si tratta di un pezzo della Tangenziale Ovest Esterna, Melegnano-Abbiategrasso-Magenta, che poi si connette con laSuperstrada Magenta-Malpensa, altra opera ad alto impatto ambentale e a basso traffico, come si può vedere ormai da un decennio.

Con questa scelta istituzionale non si rimette in discussione alcuno dei fondamenti, sui quali si insiste da quasi venticinque anni, per avere un secondo anello di tangenziali attorno a Milano. Nel caso di questa superstrada si terrebbero validi gli iter di Valutazione Ambientale Strategica (Vas) e Valutazione d’Impatto Ambientale (Via), come se in questi anni di crisi economico finanziario non fosse cambiato alcunché. In questa bellissima zona a cavallo tra i Parchi del Ticino e Agricolo Sud Milano, invece, l’agricoltura è cresciuta, mentre, purtroppo, l’abbandono delle zone industriali è stato davvero ingente. I capannoni che assurdamente sono stati costruiti in questi anni, consumando altro suolo, sono quasi tutti vuoti, mentre quelli dismessi, anche da dieci anni, tali sono rimasti. Eppure la Regione Lombardia e alcuni comuni insistono nel volere una infrastruttura, che se era datata venti anni fa adesso sembra da preistoria.

A che cosa serve? A portare merci e persone a Malpensa? Ci fermiamo qui per decenza e rispetto dei lavoratori degli aeroporti milanesi, che stanno soffrendo da anni, e anche in questi giorni sono in piena vertenza proprio per la crisi. A questo aggiungiamo poi la perla che l’iter per il raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara (Alessandria), nella tratta Albairate-Mortara, potrebbe ricominciare solo nel 2016E’ ora di cambiare, ragionando anche sui problemi viabilistici esistenti, le alternative stradali possibili, senza dogmi, e coinvolgendo la Città Metropolitana, per cui si vota il prossimo 28 settembre”.
E’ possibile vedere il tracciato qui

Relazioni esterne e comunicazione Cia Mi-Lo-Mb
Fabio Fimiani

                 

PARCO SUD E CITTÀ METROPOLITANA LA RICETTA IN SALSA PANTALEO 

(DA ASSOCIAZIONE PARCO AGRICOLO SUD). Sulla delicata e complessa fase che sta vivendo il Parco Agricolo Sud Milano, con la “chiusura” della Provincia di Milano, abbiamo già riportato la nostra posizione (vedi articolo). Ma cosa ne pensano i decisori politici, coloro che dovranno traghettare il difficile passaggio dalla Provincia alla Città Metropolitana? E chi prenderà il “controllo” sul Parco Sud? A meno di sei mesi dall’avvio della Città Metropolitana, sconcerta il silenzio che ammanta il problematico passaggio della governance di questa grande area protetta. Tra i pochi che hanno invece scelto di rompere il silenzio vi è Rosario Pantaleo, vicepresidente del Parco Agricolo Sud Milano, esponente PD, nominato dal Comune di Milano. Qui di seguito riportiamo in maniera integrale il suo pensiero. Notiamo con piacere che, pur nella diversità di ruoli e di alcune analisi, le conclusioni di questo documento non sono molto dissimili da quelle dell’Associazione per il Parco Sud Milano. 

 Leggere per credere. Il Parco Agricolo Sud Milano, una grande infrastruttura territoriale L’immagine e l’identità L’immagine emergente del Parco Sud è quella di un complesso reticolo infrastrutturale formato da acque superficiali e sotterranee, percorsi storici e grandi infrastrutture stradali, attrezzature e impianti tecnologici urbani e funzionali alla città. Come nella città consolidata le parti possono essere interpretate come l’emergere di specifici processi di costruzione del territorio, così nel Parco Sud questo reticolo consente di rileggere una storia e fornisce gli elementi per una proiezione nel futuro che superi la tradizionale contrapposizione città-campagna. Esso si dispiega su un territorio esteso e differenziato, in cui prevalgono gli usi agricoli ma che assume, di volta in volta, caratteri diversi: rurale contemporaneo, rurale storico (gli impianti delle cascine), industriale e commerciale, secondo il profilo tipico delle più consuete periferie metropolitane europee (unitamente a vestigia della religiosità passata e presente che emerge da ambiti di grande storia quali Mirasole, Chiaravalle, etc.). Il risultato è un paesaggio omogeneo nella sua matrice rurale, equiparabile ai grandi elementi di strutturazione del territorio, e nello stesso tempo differenziato perchè articolato in parti con diverso carattere e rilevanza. Il Parco Sud, in virtù del suo carattere composito, appare oggi, agli occhi di chi lo frequenta, di chi vi opera, di chi lo studia, come un oggetto di cui è possibile cogliere aspetti (territoriali, produttivi, ambientali) diversi: dalla identificazione di valori interni e differenziati legati all’agricoltura, al riconoscimento delle reti idriche e viabilistiche come valore fondamentale e di lunga durata; dai cambiamenti sostanziali portati dagli sviluppi recenti dell’agricoltura in regime di aiuti comunitari, alle infrastrutture stradali come problema ma anche come occasione di accessibilità-visibilità (strade e piste ciclabili); dalla difesa di aree come principio necessario per l’esistenza dello spazio del parco, al potenziale dirompente delle nuove infrastrutture (che, forse, ben poco aggiungono in termini di miglioramento della mobilità reale) che divengono un elemento di disgregazione e impoverimento del territorio.

 Nel suo insieme, il Parco Sud rappresenta dunque una infrastruttura fondamentale del territorio metropolitano, per cui ogni considerazione relativa al parco non può prescindere da uno sguardo d’insieme sulla metropoli lombarda e, quindi, sulla costituenda Città Metropolitana. Le origini e il percorso di costruzione L’idea di tutelare le aree agricole del Sud Milano risale agli anni Sessanta. A fronte degli intensi processi di urbanizzazione dell’area metropolitana milanese, alcuni progettisti, associazioni locali, ambientaliste e non, “semplici” cittadini, iniziarono ad ipotizzare un progetto di difesa delle aree non edificate che potesse porre un limite all’espansione del costruito e, nello stesso tempo, salvaguardasse l’attività agricola del Sud Milano. Queste spinte iniziali si sono poi strutturate in più concrete proposte di intervento grazie all’avvio del Piano Intercomunale Milanese trovando, nel corso degli anni, un esito progettuale proprio nell’ipotesi dell’istituzione di un vasto parco agricolo che fosse un mix di ambiente, produzione, naturalità, fruizione pubblica. Il Parco agricolo Sud viene quindi istituito con la Legge regionale n. 24 del 1990. Obiettivi dell’istituzione del parco sono stati: ¬ la tutela e il recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra città e campagna, nonché la connessione delle aree esterne con i sistemi di verde urbani; ¬ la possibilità di garantire l'equilibrio ecologico dell'area metropolitana; ¬ la salvaguardia, la qualificazione e il potenziamento delle attività agricole (agro-silvo-colturali) in coerenza con la destinazione dell'area; ¬ la fruizione culturale e ricreativa dell'ambiente da parte dei cittadini. ¬ La dimostrazione che città e le aree agricole e quelle destinate alla fruizione non sono parti in antagonismo tra loro ma elementi collegati dove la parte ciascuna di esse ha la sua indispensabile funzione. Caratteri, funzioni, forme di fruizione Il tema cardine del parco è costituito dalla conservazione dell’agricoltura e del paesaggio agrario, costruito nei secoli e ancora oggi caratterizzato, nonostante le profonde mutazioni subite dall’agricoltura in questo contesto, da una rete irrigua di pregio e da una serie di elementi di strutturazione lineare del territorio e degli spazi aperti.

 La caratterizzazione originaria del Parco Sud, legata alla tutela dell’attività agricola come nodo centrale dello sforzo di tutela del territorio in un’area densamente urbanizzata, emerge con forza e viene anche oggi fortemente condivisa dagli attori coinvolti (amministratori, associazioni ambientaliste, tecnici e ricercatori). Nel corso degli anni è stata messa in rilievo l’originalità dell’idea iniziale di parco agricolo, che si distingueva nettamente sia dall’idea di parco come occasione di tutela strettamente naturalistica (nelle aree extraurbane) sia dall’idea di parco solo come luogo di fruizione e ricreazione per la popolazione urbana. L’idea di un parco agricolo viene declinata secondo due direttrici principali: da un lato il mantenimento e la valorizzazione dell’attività produttiva agricola, dall’altro la tutela e la riqualificazione degli elementi di strutturazione del territorio che di quella cultura agricola sono oggi testimonianza (come cascine, castelli, abbazie, filari, rogge e fontanili…). All’interno del parco, quindi, convivono sia testimonianze storiche e monumentali che elementi di elevato pregio naturalistico appositamente tutelati (ad esempio il Fontanile Nuovo di Bareggio, le sorgenti della Muzzetta, il Bosco di Cusago, l’Oasi di Lacchiarella) e riconosciuti a livello europeo nell’ambito della Direttiva Habitat come Siti di Importanza Comunitaria (SIC). Per quello che riguarda l’attività agricola, nel parco sono oggi presenti circa un migliaio di aziende, in generale specializzate nell’allevamento di suini e bovini, in prodotti caseari e di latticini, nelle colture cerealicole od a prato. Benché gli indirizzi delle politiche in campo agricolo sottolineino l’importanza di una trasformazione del modello produttivo verso attività a minore impatto ambientale, solo una minoranza delle aziende presenti nel Parco sono orientate verso produzioni biologiche. 

Alcune di queste negli ultimi anni stanno sviluppando anche attività complementari quali l’agriturismo con forme di ospitalità e ristorazione ed, anche, con vendita diretta di prodotti agricoli con l’intenzione di sviluppare sempre più una produzione quanto più possibile vicina all’ideale del KM0. Il Parco è oggi contraddistinto da forme differenziate di fruizione: da un lato, alcune aree prossime o addirittura interne al comune di Milano (Bosco in Città, Parco delle Cave, Idroscalo) e caratteristici elementi come le abbazie (in particolare Chiaravalle) sono intensamente fruiti; dall’altro, le aree interne sono invece caratterizzate da frequentazioni più puntuali con accessi “privilegiati” in termini di informazioni per i fruitori contraddistinti dai cosiddetti “Punti Parco”. Usi e questioni conflittuali Un’area come il Sud Milano, prossima all’urbanizzazione densa milanese, pone evidentemente numerosi problemi di compatibilità e possibili conflitti tra usi differenti; tuttavia, tre ambiti sembrano assumere particolare rilevanza per il Parco Agricolo Sud. Un primo aspetto riguarda la compatibilità tra i differenti livelli di tutela implicati dalla presenza del Parco e le aspettative di crescita e di urbanizzazione dei Comuni che ne fanno parte. Da questo punto di vista, a partire dalla prima definizione dei confini del parco (che esclude le aree già urbanizzate) i conflitti non sono mancati. Le questioni si articolano tuttavia su livelli differenti: un livello politico, al quale vengono compiute le scelte di assetto del territorio e vengono dettati gli indirizzi, e un livello tecnico, al quale spetta la valutazione dei singoli casi di compatibilità tra le prescrizioni degli strumenti urbanistici generali e attuativi di livello comunale e i vincoli del parco. 

 Un secondo aspetto è costituito dalla compatibilità tra uso agricolo (largamente predominante) e forme e pratiche di fruizione da parte dei cittadini a fini ricreativi, sportivi, culturali ed educativi. Il problema non riguarda il solo Parco Sud, ma è comune a diversi parchi della provincia di Milano: la permanenza dell’attività agricola non si coniuga infatti con facilità con forme di fruizione intensa e continua, soprattutto nei fine settimana. Da questo punto di vista il Parco Sud sembra aver trovato un equilibrio: come si è avuto modo di notare i livelli di fruizione più elevati si registrano in alcune aree di pregio dislocate nelle parti più interne e in corrispondenza delle zone di margine tra città centrale e parco (a cavallo dei confini del comune di Milano). Tali zone assumono in quest’ottica una precisa rilevanza che necessità di un investimento di carattere progettuale nell’ottica di valorizzare la presenza di aree verdi così prossime alla città. Infine, un ambito di possibile conflittualità riguarda le necessità di ulteriore infrastrutturazione che caratterizzano l’area milanese, anche in chiave Expo. Questo tema ha assunto particolare rilevanza per alcuni importanti progetti che hanno interessato il territorio del parco, come l’alta velocità ferroviaria, la TEM, l’ipotesi di collegamento tra la statale 336 della Malpensa e la Tangenziale Ovest di Milano. Ciò che queste vicende pongono in rilievo non sono tanto le decisioni, caso per caso, spesso controverse, sull’accettabilità o meno di certi progetti, ma piuttosto la necessità di una riflessione più complessiva circa il più generale rapporto di convivenza tra il parco e funzioni, impianti, infrastrutture e pratiche d’uso della città contemporanea. Benché si tratti di un aspetto che riguarda tipicamente tutti i parchi che insistono in contesti metropolitani esso diviene, nel caso del Parco Sud, particolarmente importante perché qui, più che altrove, la compatibilità o l’incompatibilità di certi interventi, di ciò che può stare o meno all’interno del parco, ha assunto il carattere di criterio di orientamento delle decisioni, per un parco che si è definito per contrapposizione alla città, come diga alla crescita dell’urbanizzato. 

Il Parco Sud è localizzato nel cuore della regione urbana milanese e le tensioni che lo investono riguardano il destino e gli scenari di trasformazione di questo territorio. Intuizioni Si rileva che è cresciuta la pianificazione dal basso da parte dei cittadini, associazioni, comitati e di alcuni amministratori avveduti: "pezzi di Parco" a ridosso dell’urbanizzato sono stati realizzati o messi in progetto (Parco della Vettabbia, Valle dei Monaci, Parco del Ticinello, Parco delle Risaie, Parco Teramo, Terre di Assiano, Parco delle Cave, Bosco in Città e Parco Trenno (tutti a Milano) e il Parco dei 5 Comuni (zona ovest del Parco Sud).). Si tratta di “portali” per avvicinare i cittadini metropolitani verso la campagna e i suoi prodotti. Progetti nei quali convivono agricoltura e fruizione, progetti destinati a durare perché in genere si è stati attenti a prevedere una gestione oculata, spesso effettuata dagli agricoltori. Si è anche assistito all’autoriforma del settore agricolo, profondo rivolgimento avviatosi proprio negli anni della crisi, che ha portato alla nascita dei consorzi e dei distretti neorurali. E’ il caso del Dam, Distretto Agricolo Milanese, la risposta a decenni di avversità e difficoltà: in 30 anni la città ha cancellato il 60% della sua agricoltura, distrutta dall’espansione urbana. Si parla ora di neo-ruralizzazione, perché gli agricoltori della città non vogliono giocare in difesa, ma offrono nuovi servizi ambientali al cittadino.

 Da citare altri due distretti del sud-ovest del Parco Sud: il Distretto Neorurale delle tre Acque (oltre 45 aziende innovative, orientate alla multifunzionalità) e quello denominato Riso e Rane (63 aziende risicole), ambedue gli ambiti si manifestano attenti alla qualità del territorio. Diversa è l’esperienza del DESR (Distretto di Economia Solidale Rurale), capace di sviluppare i rapporti tra produttori agricoli innovativi e i Gruppi di Acquisto Solidali (GAS). Gli agricoltori hanno imboccato la strada della progettualità che ha portato allo sviluppo della multifunzionalità: non più la massimizzazione della produzione, ma l’affiancamento di agriturismi, vendita diretta dei prodotti, didattica, tutela del territorio. Questo non ha interessato tutti gli agricoltori ma le nuove generazioni hanno ormai capito che questa nuova visione più lontana dalla chimica e più vicina ai cittadini, permette di aumentare gli introiti, al riparo delle fluttuazioni dei prezzi di mercato, ottenendo nel contempo un migliore controllo del territorio: il territorio esce "allo scoperto", acquista visibilità e importanza, e il degrado si allontana. Il futuro del Parco Agricolo Sud Milano nella Città Metropolitana • La Città Metropolitana può diventare il corretto ambito di governo del Parco Agricolo Sud Milano, a condizione che diventi un organismo forte e consapevole delle sue funzionalità evitando di diventare un luogo di mercanteggiamento delle spinte localistiche. • Deve essere istituita celermente una macchina amministrativa e politica con una visione del territorio vasta e consapevole, amministrato da referenti che abbiano, oltre che passione, anche competenza sul tema.

 • La Città Metropolitana dovrà elaborare e dotarsi di strumenti di pianificazione del territorio forti, capaci di contrastare gli effetti deleteri del localismo e di tutelare adeguatamente il verde, agricolo e di paesaggio, e la qualità della vita. • Anche a tal fine, con la sua istituzione, devono essere garantiti adeguati strumenti di democrazia dal basso, come l’istituzione di tavoli con le realtà attive nel territorio (tra cui gli agricoltori e gli ambientalisti). • La Città Metropolitana deve essere strumento agile di pianificazione e direzione evitando di intraprendere derive dirigistiche e centralistiche al fine di evitare il persistente mantenimento di equilibrismi per non scontentare nessuno favorendo, ad esempio, costruzione della TEM che hanno eroso miglia di ettari di terra agricola. Rosario Pantaleo - vicepresidente Parco Agricolo Sud Milano



MANIFESTAZIONE INTERCOMUNALE PER LA DIFESA DEL TERRITORIO - Pubblicato il 02/09/09 - da LegnanoNews

Alla manifestazione, organizzata dai cinque comuni e intitolata “Insieme per il Territorio”, hanno aderito, tra gli altri: Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano), WWF, Politecnico di Milano, Coldiretti, Confagricoltura, Cia -Confederazione Italiana Agricoltori, Legambiente, Vas - Verdi, Ambiente e Società, Comitati NoTangenziale, Pro Loco comunali.


Collaborare significa voler progredire per la difesa e valorizzazione del territorio contro la cementificazione selvaggia. È quanto è accaduto dallo scorso dicembre in provincia di Milano, dove diversi sindaci hanno creato un fronte compatto per salvaguardare le aree verdi e pregiate del ParcoAgricolo Sud Milano e del Parco del Ticino. Sono diventati l’ultimo baluardo contro l’avanzata del cemento, la conurbazione che cancella paesaggi, storie e identità dei singoli paesi, la costruzione di grandi e costose infrastrutture che spesso non servono alla comunità. La situazione è radicalmente cambiata dal 17 dicembre del 2008 quando il Consiglio di Amministrazione dell’Anas (l’ente nazionale che gestisce le strade) ha approvato e avviato le relative procedure del progetto definitivo riguardante il collegamento tra l’ex strada statale 11 “Padana Superiore”, a Magenta, e la Tangenziale Ovest di Milano, all’altezza di Cusago.  Si tratta di un’opera di notevole impatto ambientale, costosa ma soprattutto inutile. Dall’inizio del 2009 i sindaci Luigi Tarantola (Albairate), Emilio Simonini (Cisliano) e Luigi Cairati (Cusago) hanno iniziato a collaborare in maniera diversa, assumendo una posizione chiara, forte e condivisa contro il progetto e iniziando a sviluppare sinergie volte a difendere e valorizzare il territorio.

 Tutto questo con la consapevolezza di non poter contare sul sostegno degli enti istituzionali superiori come la Regione Lombardia (da sempre favorevole alla superstrada), la Provincia di Milano e il Parco Agricolo Sud (che hanno tentennato per lungo tempo) e il Parco del Ticino (la cui presidente si è espressa chiaramente a favore).  Non hanno creato il “Partito del no” o “Il Partito dei comunisti”, come qualche “furbetto del Ticino” ha in malafede cercato di far credere contando anche sul sostegno di certa stampa locale palesemente favorevole alle nuove colate di cemento. I tre sindaci invece hanno promosso un fronte compatto e politicamente trasversale che si è schierato senza tentennare dalla parte del territorio e della comunità locale. Un fronte che, oltre ai ricorsi al Tar (quando sono necessari) e alle manifestazioni di protesta, ha iniziato a parlare con una voce sola nelle competenti sedi istituzionali. Mentre in passato ogni sindaco da solo e, quindi, in una situazione di debolezza politica, cercava di ottenere delle compensazioni per il proprio comune. 
Nei mesi successivi i sindaci hanno messo sotto scacco Anas e in generale tutti i fautori della nuova tangenziale, esprimendo parere contrario al21/4/2014 www.legnanonews.com/mod/news/stampa.cfm?id=4491 http://www.legnanonews.com/mod/news/stampa.cfm?id=4491 2/3 progetto, spiegandone le ragioni e chiedendo la ricerca di alternative sostenibili per risolvere il problema della mobilità, difendere e valorizzare il territorio. Hanno convocato consigli comunali aperti, conferenze stampa e riunioni per spiegare che il progetto preliminare della superstrada, seppure approvato in via definitiva lo scorso dicembre, è di difficile realizzazione, sia per la mancanza di adeguate risorse economiche e la recessione economica, sia perché sono profondamente mutate le condizioni generali globali. In passato la strada doveva essere funzionale allo sviluppo dell’aerostazione Malpensa, oramai sempre più ridimensionata. Adesso si giustifica come risposta alle esigenze di mobilità legate ad Expo 2015, la manifestazione internazionale su alimentazione e sostenibilità che poco ha a che fare con nuove colate di cemento nel Parco Agricolo Sud Milano. I tre sindaci hanno anche suggerito la riqualificazione e il potenziamento della strada provinciale 114, analogamente a quanto fatto nel tratto tra Cusago e la Tangenziale Ovest di Milano. Sarebbe un semplice raddoppio a raso di
basso impatto ambientale ed economicamente sostenibile. 
È iniziata in questa maniera, semplice e spontanea, una forte collaborazione intercomunale che è stata condivisa dai sindaci Alvaro Luigi Galli (Ozzero) e Domenico Finiguerra (Cassinetta di Lugagnano) che invero ha sempre tenuto con coerenza una posizione di assoluta contrarietà al Progetto Anas ma anche a qualsiasi altra nuova strada nel territorio. Prima delle elezioni amministrative dello scorso giugno, avevano aderito anche i Comuni di Robecco sul Naviglio e di Boffalora sopra Ticino: poi il sindaco del primo (confermato dagli elettori) ha preferito muoversi autonomamente compiendo scelte diverse, mentre il sindaco del secondo è cambiato (anche di colore politico) e ancora oggi non si conosce qual è la sua posizione sul
progetto. Nonostante il cambio dei sindaci a Cusago (con Daniela Pallazzoli) e ad Ozzero (con Willie Chiodini), questi due Comuni hanno mantenuto l’adesione al fronte per la difesa e valorizzazione del territorio. Sulla stessa linea si sono schierate le associazioni di categoria degli agricoltori, associazioni e importanti realtà come il Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano). La contrarietà al progetto è frutto di una chiara e netta posizione di buon senso tesa alla difesa del territorio. Non potrebbe essere altrimenti considerando che l’Anas ha progettato un’infrastruttura inutile e costosa che devasta un paesaggio pregiato, comporta consumo di suolo, compromette la qualità della vita dei cittadini e di molte attività produttive in prevalenza
agricole. Con esclusione del recente periodo elettorale, i sindaci hanno continuato a promuovere nel territorio azioni di sensibilizzazione e condivisione, per rendere possibile l’elaborazione e l’attuazione di un progetto alternativo a basso impatto ambientale.

Si attende ancora di conoscere la posizione ufficiale e definitiva del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), in merito al Progetto dell’Anas. Una decisione importante che tarda ad arrivare e che sembra avvolta dal mistero. Ma indipendentemente dalla scelta del Cipe,21/4/2014 www.legnanonews.com/mod/news/stampa.cfm?4491 http://www.legnanonews.com/mod/news/stampa.cfm?id=4491 3/3 una cosa è certa: la situazione rispetto al 2008 è radicalmente cambiata. Adesso esiste un fronte compatto e deciso a difendere fino in fondo gli interessi del territorio e della popolazione locale. Di cosa è stato fatto finora e di quello che si continuerà a fare nei prossimi mesi se ne discuterà il prossimo 12 settembre, in occasione della manifestazione intercomunale organizzata nel borgo agricolo di Bestazzo, per la difesa e valorizzazione di un territorio pregiato, ricco di saperi e sapori tipici della campagna lombarda. 
L’iniziativa è organizzata dai Comuni di Albairate, Cassinetta di Lugagnano, Cisliano, Cusago e Ozzero e si articolerà in una giornata ricca di eventi nelle strade di Bestazzo.

Lo scopo è di coinvolgere i cittadini e tutte quelle realtà istituzionali e associative che vogliono conoscere, tutelare e difendere un territorio di forte tradizione agricola. Interverranno sindaci, ambientalisti, giornalisti ed esperti per discutere di valide proposte alternative per un vero sviluppo sostenibile. La manifestazione inizierà alle 15. Nel borgo di Bestazzo saranno allestite diverse isole tematiche: area conferenze, aree ristoro (risotto) e degustazione di prodotti locali (salumi e formaggi), area mercatini biologici e del commercio equo e solidale; area giochi per bambini. Nel corso della giornata i sindaci terranno una conferenza stampa aperta al
pubblico e sarà presentato anche il progetto “Terre dei Fontanili” del Politecnico di Milano. In chiusura verrà proiettato il film “Oil Crash Movie”, un documentario sulla dipendenza dal petrolio della società moderna,
l’esaurimento dell’oro nero e la necessità di fonti energetiche alternative.
           
Associazione per il Parco Sud Milano  

Il consumo di territorio agricolo 

Pubblicato il 02/09/09 -© LegnanoNews, Sembrava l’ultima trincea, ma è caduta pure quella. La Lombardia è scesa sotto la soglia psicologica del milione di ettari di territorio agricolo disponibile.  Il dato emerge dall’ultimo censimento 2011 sulle aree rurali ed è stato diffuso questa mattina a Milano durante la presentazione del rapporto Ersaf sul consumo di suolo. “Siamo scesi a quota 984 mila ettari” conferma l’assessore regionale all’agricoltura Giulio De Capitani. Intanto su 1.544 comuni lombardi solo il 40 per cento ha un piano di governo del territorio. “I nuovi Pgt – spiega Ettore Prandini, vice presidente regionale della Coldiretti Lombardia – avrebbero dovuto prevedere la salvaguardia del territorio agricolo di particolar pregio, ma non sta avvenendo. 

E’ un dato preoccupante. Il consumo di suolo sta aumentando e non è 
giustificato né dal punto vista residenziale nè produttivo, perché questi terreni sono stati spesso 
occupati da case invendute o da capannoni vuoti e questo ci deve far riflettere sull’utilità di tante 
costruzioni in aree che non potranno poi più essere recuperare all’utilizzo agricolo e ambientale”. 
 Anche perché sul totale delle superfici consumate, i due terzi riguardano proprio quelle più fertili. 
Con un impatto – spiega la Coldiretti regionale – sia sulla produzione alimentare che sulla difesa 
ambientale: ogni anno in Lombardia si perde una potenzialità di produzione pari a 27 mila 
tonnellate di grano e si riduce di 850 mila tonnellate la capacità del terreno di immagazzinare 
anidride carbonica che così, in parte, finisce nell’aria che respiriamo. 

Inoltre il consumo di suolo ha 
effetti sul clima e sull’evaporazione delle acque, causando l’accumulo in atmosfera di un’energia 
pari a 5-6 milioni di chilowattora ogni anno (l’energia necessaria al funzionamento di quasi 20 
milioni di frigoriferi). 
Negli ultimi dieci anni – spiega Ersaf – le province che hanno subito di più l’assalto al suolo sono 
state Lodi, Mantova e Cremona. Mentre il resto del territorio (Milano e la Brianza, Bergamo e 
Brescia, Varese, Como e Sondrio) era stato già stato colpito in periodi precedenti. E adesso – 
conclude la Coldiretti Lombardia – c’è anche la spada di Damocle delle grandi autostrade progettate 
o in costruzione: dalla Pedemontana alla Brebemi fino alle nuove tangenziali milanesi.  

L’Italia è un paese meraviglioso. 
2011 Ogni anno consumati 500 km2 di territorio. Nel rapporto annuale di Legambiente elaborato 
dall'istituto di ricerche Ambiente Italia tutti gli indicatori dello stato di salute dell'ambiente nel 
Paese 
In Italia vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio all’anno. 
E’ come se ogni quattro mesi spuntasse una città uguale all’area urbanizzata del comune di 
Milano. Nonostante ciò, tante persone rimangono senza casa perché non se la possono 
permettere. 


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