mercoledì 2 luglio 2014

Parco Agricolo Sud - di Rosario Pantaleo - Vice Presidente del Parco e Consigliere Comunale Milanese

ll parco agricolo sud milano, una grande infrastruttura territorialepremessa da  Ricette sul parco sud: in padella con la regioneo alla brace  con la città metropolitana? Sempre che non si opti per lo spezzatino. Spezzatino indigesto -sgombriamo subito il campo su un’ipotesi che nessuno, almeno ufficialmente, avanza: lo spezzettamento del parco, tutt’altro che sgradito alla deregulation speculativa, in comparti o addirittura un vero e proprio “liberi tutti”, ovvero ogni comune libero di gestire la propria fetta di territorio del parco. Sono ipotesi inaccettabili non solo per l’Associazione per il Parco Sud Milano e le altre realtà ambientaliste, ma anche per i tanti operatori, in primis gli agricoltori, che possono vivere solo in un Parco forte e autorevole. Solo una vasta area protetta e adeguatamente valorizzata può sviluppare modelli economici alternativi alla logica del cemento.

Sono ipotesi inaccettabili non solo per l’Associazione per il Parco Sud Milano e le altre realtà ambientaliste, ma anche per i tanti operatori, in primis gli agricoltori, che possono vivere solo in un Parco forte e autorevole. Solo una vasta area protetta e adeguatamente valorizzata può sviluppare modelli economici alternativi alla logica del cemento.

La Regione con la fissa delle autostrade

Fonti autorevoli ci inducono a credere che la Regione Lombardia si appresterebbe a creare un’Agenzia gestionale per le proprie aree protette. Insomma, se i Parchi sono regionali, perché darli in mano ed enti non sempre efficienti e capaci?
Una simile ipotesi potrebbe in prima istanza non dispiacere alle tante associazioni e comitati locali che si scontrano contro la visione miope e cementificatrice dei Comuni: maggiore distanza dal basso, minore influenza delle lusinghe delle immobiliari.
Ma c’è un ma grande come un macigno, anzi, un tir.
La logica di sviluppo che persegue la Regione è incentrata sulle infrastrutture, ed in particolare sulle nuove autostrade. L’idea che l’infrastrutturazione viaria sia più che sufficiente ai bisogni non sfiora nemmeno il Governatore Maroni, e i Parchi rappresentano la naturale (per loro) area sacrificale.
Né vale il ragionamento del male minore: gli sbancamenti dei nuovi assi stradali già oggi costituiscono la quota preponderante del consumo di suolo in Lombardia. E una volta create queste ferite al territorio, la logica (la loro logica) vuole che ci si affianchino nuovi capannoni, centri commerciali, poli logistici e quant’altro: sennò (sempre secondo loro) che sviluppo è?

PARCO SUD E CITTÀ METROPOLITANA LA RICETTA IN SALSA PANTALEO- DI ROSARIO PANTALEO, VICEPRESIDENTE DEL PARCO AGRICOLO SUD MILANO, ESPONENTE PD, NOMINATO DAL COMUNE DI MILANO. TRATTO DA ASSociazionePARCOSUD 

L’immagine e l’identità
L’immagine emergente del Parco Sud è quella di un complesso reticolo infrastrutturale formato da acque superficiali e sotterranee, percorsi storici e grandi infrastrutture stradali, attrezzature e impianti tecnologici urbani e funzionali alla città. Come nella città consolidata le parti possono essere interpretate come l’emergere di specifici processi di costruzione del territorio, così nel Parco Sud questo reticolo consente di rileggere una storia e fornisce gli elementi per una proiezione nel futuro che superi la tradizionale contrapposizione città-campagna. Esso si dispiega su un territorio esteso e differenziato, in cui prevalgono gli usi agricoli ma che assume, di volta in volta, caratteri diversi: rurale contemporaneo, rurale storico (gli impianti delle cascine), industriale e commerciale, secondo il profilo tipico delle più consuete periferie metropolitane europee (unitamente a vestigia della religiosità passata e presente che emerge da ambiti di grande storia quali Mirasole, Chiaravalle, etc.). Il risultato è un paesaggio omogeneo nella sua matrice rurale, equiparabile ai grandi elementi di strutturazione del territorio, e nello stesso tempo differenziato perchè articolato in parti con diverso carattere e rilevanza.
Il Parco Sud, in virtù del suo carattere composito, appare oggi, agli occhi di chi lo frequenta, di chi vi opera, di chi lo studia, come un oggetto di cui è possibile cogliere aspetti (territoriali, produttivi, ambientali) diversi: dalla identificazione di valori interni e differenziati legati all’agricoltura, al riconoscimento delle reti idriche e viabilistiche come valore fondamentale e di lunga durata; dai cambiamenti sostanziali portati dagli sviluppi recenti dell’agricoltura in regime di aiuti comunitari, alle infrastrutture stradali come problema ma anche come occasione di accessibilità-visibilità (strade e piste ciclabili); dalla difesa di aree come principio necessario per l’esistenza dello spazio del parco, al potenziale dirompente delle nuove infrastrutture (che, forse, ben poco aggiungono in termini di miglioramento della mobilità reale) che divengono un elemento di disgregazione e impoverimento del territorio.
Nel suo insieme, il Parco Sud rappresenta dunque una infrastruttura fondamentale del territorio metropolitano, per cui ogni considerazione relativa al parco non può prescindere da uno sguardo d’insieme sulla metropoli lombarda e, quindi, sulla costituenda Città Metropolitana.

Le origini e il percorso di costruzione
L’idea di tutelare le aree agricole del Sud Milano risale agli anni Sessanta. A fronte degli intensi processi di urbanizzazione dell’area metropolitana milanese, alcuni progettisti, associazioni locali, ambientaliste e non, “semplici” cittadini, iniziarono ad ipotizzare un progetto di difesa delle aree non edificate che potesse porre un limite all’espansione del costruito e, nello stesso tempo, salvaguardasse l’attività agricola del Sud Milano. Queste spinte iniziali si sono poi strutturate in più concrete proposte di intervento grazie all’avvio del Piano Intercomunale Milanese trovando, nel corso degli anni, un esito progettuale proprio nell’ipotesi dell’istituzione di un vasto parco agricolo che fosse un mix di ambiente, produzione, naturalità, fruizione pubblica.
Il Parco agricolo Sud viene quindi istituito con la Legge regionale n. 24 del 1990.
Obiettivi dell’istituzione del parco sono stati:
¬    la tutela e il recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra città e campagna, nonché la connessione delle aree esterne con i sistemi di verde urbani;
¬    la possibilità di garantire l'equilibrio ecologico dell'area metropolitana;
¬    la salvaguardia, la qualificazione e il potenziamento delle attività agricole (agro-silvo-colturali) in coerenza con la destinazione dell'area;
¬    la fruizione culturale e ricreativa dell'ambiente da parte dei cittadini.
¬    La dimostrazione che città e le aree agricole e quelle destinate alla fruizione non sono parti in antagonismo tra loro ma elementi collegati dove la parte ciascuna di esse ha la sua indispensabile funzione.   
Caratteri, funzioni, forme di fruizione
Il tema cardine del parco è costituito dalla conservazione dell’agricoltura e del paesaggio agrario, costruito nei secoli e ancora oggi caratterizzato, nonostante le profonde mutazioni subite dall’agricoltura in questo contesto, da una rete irrigua di pregio e da una serie di elementi di strutturazione lineare del territorio e degli spazi aperti.
La caratterizzazione originaria del Parco Sud, legata alla tutela dell’attività agricola come nodo centrale dello sforzo di tutela del territorio in un’area densamente urbanizzata, emerge con forza e viene anche oggi fortemente condivisa dagli attori coinvolti (amministratori, associazioni ambientaliste, tecnici e ricercatori). Nel corso degli anni è stata messa in rilievo l’originalità dell’idea iniziale di parco agricolo, che si distingueva nettamente sia dall’idea di parco come occasione di tutela strettamente naturalistica (nelle aree extraurbane) sia dall’idea di parco solo come luogo di fruizione e ricreazione per la popolazione urbana.
L’idea di un parco agricolo viene declinata secondo due direttrici principali: da un lato il mantenimento e la valorizzazione dell’attività produttiva agricola, dall’altro la tutela e la riqualificazione degli elementi di strutturazione del territorio che di quella cultura agricola sono oggi testimonianza (come cascine, castelli, abbazie, filari, rogge e fontanili…). All’interno del parco, quindi, convivono sia testimonianze storiche e monumentali che elementi di elevato pregio naturalistico appositamente tutelati (ad esempio il Fontanile Nuovo di Bareggio, le sorgenti della Muzzetta, il Bosco di Cusago, l’Oasi di Lacchiarella)  e riconosciuti a livello europeo nell’ambito della Direttiva Habitat come Siti di Importanza Comunitaria (SIC).
Per quello che riguarda l’attività agricola, nel parco sono oggi presenti circa un migliaio di aziende, in generale specializzate nell’allevamento di suini e bovini, in prodotti caseari e di latticini, nelle colture cerealicole od a prato. Benché gli indirizzi delle politiche in campo agricolo sottolineino l’importanza di una trasformazione del modello produttivo verso attività a minore impatto ambientale, solo una minoranza delle aziende presenti nel Parco sono orientate verso produzioni biologiche. Alcune di queste negli ultimi anni stanno sviluppando anche attività complementari quali l’agriturismo con forme di ospitalità e ristorazione ed, anche, con vendita diretta di prodotti agricoli con l’intenzione di sviluppare sempre più una produzione quanto più possibile vicina all’ideale del KM0.
Il Parco è oggi contraddistinto da forme differenziate di fruizione: da un lato, alcune aree prossime o addirittura interne al comune di Milano (Bosco in Città, Parco delle Cave, Idroscalo) e caratteristici elementi come le abbazie (in particolare Chiaravalle) sono intensamente fruiti; dall’altro, le aree interne sono invece caratterizzate da frequentazioni più puntuali con accessi “privilegiati” in termini di informazioni per i fruitori contraddistinti dai cosiddetti “Punti Parco”.

Usi e questioni conflittuali
Un’area come il Sud Milano, prossima all’urbanizzazione densa milanese, pone evidentemente numerosi problemi di compatibilità e possibili conflitti tra usi differenti; tuttavia, tre ambiti sembrano assumere particolare rilevanza per il Parco Agricolo Sud.
Un primo aspetto riguarda la compatibilità tra i differenti livelli di tutela implicati dalla presenza del Parco e le aspettative di crescita e di urbanizzazione dei Comuni che ne fanno parte. Da questo punto di vista, a partire dalla prima definizione dei confini del parco (che esclude le aree già urbanizzate) i conflitti non sono mancati. Le questioni si articolano tuttavia su livelli differenti: un livello politico, al quale vengono compiute le scelte di assetto del territorio e vengono dettati gli indirizzi, e un livello tecnico, al quale spetta la valutazione dei singoli casi di compatibilità tra le prescrizioni degli strumenti urbanistici generali e attuativi di livello comunale e i vincoli del parco.
Un secondo aspetto è costituito dalla compatibilità tra uso agricolo (largamente predominante) e forme e pratiche di fruizione da parte dei cittadini a fini ricreativi, sportivi, culturali ed educativi. Il problema non riguarda il solo Parco Sud, ma è comune a diversi parchi della provincia di Milano: la permanenza dell’attività agricola non si coniuga infatti con facilità con forme di fruizione intensa e continua, soprattutto nei fine settimana. Da questo punto di vista il Parco Sud sembra aver trovato un equilibrio: come si è avuto modo di notare i livelli di fruizione più elevati si registrano in alcune aree di pregio dislocate nelle parti più interne e in corrispondenza delle zone di margine tra città centrale e parco (a cavallo dei confini del comune di Milano). Tali zone assumono in quest’ottica una precisa rilevanza che necessità di un investimento di carattere progettuale nell’ottica di valorizzare la presenza di aree verdi così prossime alla città.
Infine, un ambito di possibile conflittualità riguarda le necessità di ulteriore infrastrutturazione che caratterizzano l’area milanese, anche in chiave Expo. Questo tema ha assunto particolare rilevanza per alcuni importanti progetti che hanno interessato il territorio del parco, come l’alta velocità ferroviaria, la TEM, l’ipotesi di collegamento tra la statale 336 della Malpensa e la Tangenziale Ovest di Milano. Ciò che queste vicende pongono in rilievo non sono tanto le decisioni, caso per caso, spesso controverse, sull’accettabilità o meno di certi progetti, ma piuttosto la necessità di una riflessione più complessiva circa il più generale rapporto di convivenza tra il parco e funzioni, impianti, infrastrutture e pratiche d’uso della città contemporanea. Benché si tratti di un aspetto che riguarda tipicamente tutti i parchi che insistono in contesti metropolitani esso diviene, nel caso del Parco Sud, particolarmente importante perché qui, più che altrove, la compatibilità o l’incompatibilità di certi interventi, di ciò che può stare o meno all’interno del parco, ha assunto il carattere di criterio di orientamento delle decisioni, per un parco che si è definito per contrapposizione alla città, come diga alla crescita dell’urbanizzato. Il Parco Sud è localizzato nel cuore della regione urbana milanese e le tensioni che lo investono riguardano il destino e gli scenari di trasformazione di questo territorio.

Intuizioni
Si rileva che è cresciuta la pianificazione dal basso da parte dei cittadini, associazioni, comitati e di alcuni amministratori avveduti: "pezzi di Parco" a ridosso dell’urbanizzato sono stati realizzati o messi in progetto (Parco della Vettabbia, Valle dei Monaci, Parco del Ticinello, Parco delle Risaie, Parco Teramo, Terre di Assiano, Parco delle Cave, Bosco in Città e Parco Trenno (tutti a Milano) e il Parco dei 5 Comuni (zona ovest del Parco Sud).). Si tratta di “portali” per avvicinare i cittadini metropolitani verso la campagna e i suoi prodotti. Progetti nei quali convivono agricoltura e fruizione, progetti destinati a durare perché in genere si è stati attenti a prevedere una gestione oculata, spesso effettuata dagli agricoltori.
Si è anche assistito all’autoriforma del settore agricolo, profondo rivolgimento avviatosi proprio negli anni della crisi, che ha portato alla nascita dei consorzi e dei distretti neorurali. E’ il caso del Dam, Distretto Agricolo Milanese, la risposta a decenni di avversità e difficoltà: in 30 anni la città ha cancellato il 60% della sua agricoltura, distrutta dall’espansione urbana. Si parla ora di neo-ruralizzazione, perché gli agricoltori della città non vogliono giocare in difesa, ma offrono nuovi servizi ambientali al cittadino. Da citare altri due distretti del sud-ovest del Parco Sud: il Distretto Neorurale delle tre Acque (oltre 45 aziende innovative, orientate alla multifunzionalità) e quello denominato Riso e Rane (63 aziende risicole), ambedue gli ambiti si manifestano attenti alla qualità del territorio. Diversa è l’esperienza del DESR (Distretto di Economia Solidale Rurale), capace di sviluppare i rapporti tra produttori agricoli innovativi e i Gruppi di Acquisto Solidali (GAS). Gli agricoltori hanno imboccato la strada della progettualità che ha portato allo sviluppo della multifunzionalità: non più la massimizzazione della produzione, ma l’affiancamento di agriturismi, vendita diretta dei prodotti, didattica, tutela del territorio. Questo non ha interessato tutti gli agricoltori ma le nuove generazioni hanno ormai capito che questa nuova visione più lontana dalla chimica e più vicina ai cittadini, permette di aumentare gli introiti, al riparo delle fluttuazioni dei prezzi di mercato, ottenendo nel contempo un migliore controllo del territorio: il territorio esce "allo scoperto", acquista visibilità e importanza, e il degrado si allontana.

Il futuro del Parco Agricolo Sud Milano nella Città Metropolitana
•    La Città Metropolitana può diventare il corretto ambito di governo del Parco Agricolo Sud Milano, a condizione che diventi un organismo forte e consapevole delle sue funzionalità evitando di diventare un luogo di mercanteggiamento delle spinte localistiche.
•    Deve essere istituita celermente una macchina amministrativa e politica con una visione del territorio vasta e consapevole, amministrato da referenti che abbiano, oltre che passione, anche competenza sul tema. 
•    La Città Metropolitana dovrà elaborare e dotarsi di strumenti di pianificazione del territorio forti, capaci di contrastare gli effetti deleteri del localismo e di tutelare adeguatamente il verde, agricolo e di paesaggio, e la qualità della vita.
•    Anche a tal fine, con la sua istituzione, devono essere garantiti adeguati strumenti di democrazia dal basso, come l’istituzione di tavoli con le realtà attive nel territorio (tra cui gli agricoltori e gli ambientalisti).
•    La Città Metropolitana deve essere strumento agile di pianificazione e direzione evitando di intraprendere derive dirigistiche e centralistiche al fine di evitare il persistente mantenimento di equilibrismi per non scontentare nessuno favorendo, ad esempio, costruzione della TEM che hanno eroso miglia di ettari di terra agricola.

Rosario Pantaleo - vicepresidente Parco Agricolo Sud Milano 17/Giugno/2014


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